Coldiretti: le famiglie spendono 260 milioni l’anno per comprare pasta
Le famiglie toscane spendono mediamente 160 euro all’anno, circa 260 milioni di euro complessivi, per mettere nel carrello la pasta, in tutte le sue varianti, uno dei simboli della dieta mediterranea e del Made in Italy in tutto il mondo. E’ quanto emerge ad una analisi di Coldiretti Toscana su dati Istat diffusa in occasione del World Pasta Day che si festeggia il 25 ottobre in tutto il mondo.
“Secondo gli ultimi dati disponibili l’Italia è il Paese dove – rileva Coldiretti Toscana – si mangia più pasta, 23,1 chilogrammi a testa, ma penne e spaghetti spopolano anche all’estero con i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11,4 kg), Cile (9,5 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina (8,6 kg) e Iran (8,5 kg)”. Non a caso, nonostante la difficile situazione internazionale, le esportazioni di pasta toscana hanno raggiunto gli 80 milioni di euro nel 2023 secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.
Ma c’è anche chi non si accontenta della pasta comprata al supermercato e si mette all’opera con farina e mattarello per prepararla direttamente a casa. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, il 27% degli italiani dichiara che nella sua famiglia si preparano tagliatelle, tortellini, agnolotti e altri tipi di specialità. Una passione che, sorprendentemente, coinvolge soprattutto i giovani tra i 18-34 anni. La tendenza a preparare in casa la pasta è favorita anche dalla diffusione di farine speciali fatte con i grani antichi recuperati dagli agricoltori.
La novità degli ultimi anni è rappresentata inoltre dall’arrivo sul mercato di pasta 100% italiana, fatta con grano rigorosamente di origine nazionale, che si sta diffondendo con il coinvolgimento dei principali brand del settore. Il consumo di penne e spaghetti garantiti tricolori è arrivato a rappresentare mediamente il 40% in volume e valore del totale acquistato nella Gdo, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea.
Resta però insopportabile, e per certi aspetti inspiegabile, la forbice tra il prezzo pagato agli agricoltori per un chilo di grano e quando, effettivamente, le famiglia pagano per un chilo di pasta. In Toscana questa forbice, secondo i dati dell’osservatorio dei prezzi del ministero del Made in Italy rilevati a settembre, può essere ampissima e può variare da un minimo di 0,96 euro nella provincia di Pistoia ad un massimo di 3,78 euro in maremma a fronte dei 32 centesimi al chilo riconosciuti agli agricoltori. Per contrastare questa distorsione, e garantire un livello di reddito giusti agli agricoltori, Coldiretti Toscana e Consorzi agrari d’Italia puntano sui contratti di filiera che consentono già oggi ad un chilo di frumento su tre di essere acquistato da pastifici artigianali e dall’industria di trasformazione a prezzi concordati e sul nuovo progetto “Cereale sicuro” fissando il prezzo di ritiro del progetto: questo consente agli agricoltori di pianificare al meglio la loro campagna colturale e garantire risultati certi e trasparenti già al momento della firma del contratto. Il tutto a vantaggio sempre degli agricoltori e dei consumatori.
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