Emergenza carceri in Toscana: l’allarme di Lucia Marraudino su Sollicciano, San Gimignano e Siena
In occasione del 208° anniversario dalla fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, Lucia Marraudino – responsabile Giustizia di Forza Italia per la provincia di Siena – ha acceso i riflettori sulle condizioni critiche degli istituti penitenziari toscani, con un focus particolare sulle strutture di Sollicciano, San Gimignano e Siena.
«La situazione resta estremamente grave – ha dichiarato l’Avvocata – con problemi strutturali, carenze di organico e sovraffollamento che mettono a dura prova la dignità dei detenuti e il lavoro degli agenti penitenziari».
Il carcere di Sollicciano, a Firenze, rappresenta il nodo più critico: oltre al numero eccessivo di detenuti rispetto alla capienza, le strutture versano in condizioni fatiscenti. Mancano percorsi formativi e lavorativi, aumentano i casi di autolesionismo e conflittualità.
Non meno allarmante è la realtà della casa circondariale di San Gimignano, dove la scarsità di personale facilita il rischio di introduzione di oggetti proibiti come droga e cellulari. A Siena, infine, sono 47 gli agenti incaricati della gestione di 81 detenuti, spesso in celle inadatte per dimensioni e condizioni. La mancanza di un magistrato di sorveglianza e la presenza medica limitata alle ore diurne aggravano ulteriormente la situazione.
Marraudino sottolinea l’impegno del suo partito nel sostenere riforme strutturali e umane del sistema carcerario. «Accogliamo con favore l’annuncio del governo per il rafforzamento del personale e l’apertura di nuove scuole di formazione – ha aggiunto – ma serve un cambio di rotta culturale: il carcere non deve essere un vicolo cieco».
La responsabile Giustizia di Forza Italia rilancia l’idea di un sistema penitenziario che metta al centro la rieducazione, citando le parole del Vice Ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: «L’umanità deve essere il principio guida. La pena deve avere uno scopo rieducativo, altrimenti non ha senso».
Un appello chiaro: serve una politica penitenziaria che non dimentichi i diritti umani, ma anzi li metta al centro di un percorso di reinserimento vero e concreto.
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