Prato, confermato sequestro per sfruttamento lavorativo
PRATO – Il sequestro delle quote societarie e della sede di un’azienda tessile gestita da imprenditori cinesi, è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari. Il provvedimento, inizialmente disposto d’urgenza dalla Procura, è stato poi confermato dal gip, che ha ravvisato elementi riconducibili ai reati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, oltre a favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I destinatari delle misure sono il titolare di fatto dell’impresa e il suo principale collaboratore, già sottoposti a misure cautelari confermate dal Tribunale del Riesame.
Le indagini hanno portato alla luce un grave quadro di sfruttamento nei confronti di 14 lavoratori di nazionalità cinese, tutti privi di regolare permesso di soggiorno, e di almeno altri quattro dipendenti stranieri in regola con la normativa italiana. La scoperta delle condizioni di lavoro è avvenuta dopo un episodio di violenza avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 gennaio, quando un operaio orientale è stato accoltellato da un collega. Dieci lavoratori hanno scelto di collaborare con l’autorità giudiziaria, contribuendo in modo significativo all’acquisizione delle prove. Tra loro figura anche la vittima dell’aggressione.
Dagli accertamenti è emerso che gli operai erano costretti a turni massacranti, lavorando fino a 12 ore al giorno, sette giorni su sette, con retribuzioni al di sotto della soglia minima legale. Le condizioni di vita erano altrettanto precarie: alcuni lavoratori dormivano direttamente sul posto di lavoro, mentre altri erano sistemati in locali adiacenti in condizioni igienico-sanitarie inadeguate.
Nel comunicato della Procura di Prato, il procuratore Luca Tescaroli ha reso noto che sono stati nominati due amministratori giudiziari per valutare la possibilità di riavviare l’attività in condizioni di legalità, regolarizzando i lavoratori vittime di sfruttamento. In caso di impossibilità, si procederà alla liquidazione dell’azienda, considerato il suo ingente valore economico.
Oltre ai 14 lavoratori irregolari, nell’azienda risultavano impiegati 50 dipendenti, di cui solo sei con un contratto a tempo pieno. La maggior parte degli assunti aveva invece contratti part-time da quattro ore giornaliere, per cinque giorni alla settimana.
L’inchiesta è stata condotta con il supporto del Dipartimento della Prevenzione dell’Asl Toscana Centro e dei carabinieri del nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale di Prato.
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